.. è da trent’anni che non parlavo de “Il disco volante”…

 

brass

Il film di cui parliamo nell’intervista a Tinto Brass non è certo tra i più noti della filmografia del regista, ma la nostra predilezione per il cinema di fantascienza, e ufologico in particolare, ha da sempre posto “Il disco volante” in una cerchia ristretta e di assoluto valore nel panorama del cinema italiano.

Grazie alla amichevole collaborazione di Giovanni Spada, direttore del Festival del Cinema Trash, abbiamo avuto la fortuna di incontrare il regista di passaggio a Torino durante le riprese de “La rabbia” di Louis Nero. Ne è nata una piacevolissima conversazione, pubblicata sulla rivista di informazione  ufologica “UFO”, periodico a cura del CISU, Centri Italiano Studi Ufologici, insieme ad una ricerca approfondita sulla sceneggiatura del film (a cura di Gian Paolo Grassino) e sulla rocambolesca storia di come “Il disco volante” sia arrivato nelle mani di Tinto Brass a partire da un’idea iniziale di Rodolfo Sonego, uno dei più prolifici e valenti sceneggiatori italiani. Per chi fosse interessato ad approfondirne i contenuti segnaliamo i siti dell’associazione  www.ufo.it e www.cisu.org

Fabrizio Dividi e Giovanni Spada

intervistano Tinto Brass

Per cominciare la nostra intervista partiamo dal soggetto, ovvero dall’idea originale del film: ci risulta che nasca dallo sceneggiatore Rodolfo Sonego che si sarebbe ispirato ad alcuni fatti pubblicati sulla stampa locale. Ce lo conferma?

 Credo sia sbagliato. Quello era solo l’input sul quale si sarebbero sovrapposte altre iniziative, altre proposte. Sonego ha scritto questa sceneggiatura sul “Disco volante” che era stato proposto a tanti, tanti altri registi che avevano rifiutato; finché mi è arrivato tramite il produttore De Laurentiis al quale avevo posto come condizione che Alberto Sordi interpretasse i quattro personaggi. Tempo prima avevo conosciuto Sordi: venivo dalla Francia e avevo una certa preclusione nei confronti del “cinema di papà”*, ma poi l’ho conosciuto. Era un uomo posseduto nel vero senso della parola. Gli piaceva proprio fare cinema, inventare e caratterizzare personaggi. Ecco perché lanciai la proposta dei quattro personaggi che fu accettata.

– Ci parli della lavorazione del film.

 Devo dire che sono stato molto aiutato da tutti gli attori principali, in particolare da Sordi e dalla Mangano. Io non avevo potere contrattuale all’epoca, ero al mio secondo film e non contavo un cazzo, però volevo farlo nel Veneto, ad Asolo per la precisione, perché conoscevo il posto. Ci ero stato nei quattro anni della guerra, quattro anni sfollato là, in quel microcosmo così paesano in cui si rispecchiavano le realtà del mondo di allora. Insomma, mi risultava familiare, mi risultava facile da gestire e l’avevo detto a De Laurentiis. E lui: “Ma che Asolo del cazzo, con tutti i paesini che ci sono qua vicino…”(a Roma n.d.r.) Ma furono proprio la Mangano e Sordi a convincerlo: “Tinto ha detto Asolo e noi andiamo ad Asolo!”. Di fronte all’imposizione della Mangano siamo andati lì e abbiamo girato in poche settimane; abbiamo fatto tutto là, anche tanti interni: la villa dell’orgia e altri. Abbiamo poi solo fatto qualche ricostruzione in teatro.

La lavorazione è stata tutto sommato piacevole: avevo a disposizione questi grandi attori, interessanti alla pari di questi personaggi che reperivo lì, in loco. Tanti sono personaggi proprio locali che ho trasformato in attori cui ho fatto fare delle parti e nel complesso è stata una bella esperienza.

Forse nel montaggio il film pecca in qualcosa perché mi è stato impedito di farlo. De Laurentiis temeva certe mie libertà narrative… Avevo un linguaggio diverso, molto più nervoso; così l’ha fatto montare alla sua montatrice di fiducia, Tatiana (…) e il film un pochetto ne risente…

– Il cinema fantastico in Italia, in particolare negli Anni ’60, ha prodotto o film decisamente di serie B oppure, in alcuni casi, film politici come Omicron di Ugo Gregoretti o La decima vittima di Elio Petri e io credo che il suo film debba essere inserito in questo secondo filone. Lei mi parlava di “dubbi” da parte della produzione. Sono figli degli annosi pregiudizi sulla fantascienza da parte della critica italiana?

 Pregiudizi senz’altro, c’erano allora come ci sono sempre stati e ci saranno sempre. Forse anche per la materia in sé, anche se la critica aveva capito che era un film di fantascienza sui generis, era un pretesto per presentare qualcosa di alieno, di strano, per far esplodere le contraddizioni di una società. Purtroppo non fu un gran successo, soprattutto in rapporto a un film con Alberto Sordi. Il “Disco” era un film natalizio di Sordi e forse perché era un film un po’ diverso e c’era forse più rabbia, più sofferenza, e amarezza, pensiamo alla emblematica conclusione nel manicomio, non fu premiato dal pubblico.

– E’ giusta l’impressione che nel suo film una sorta di “miopia” culturale caratterizzi tutte le classi sociali tipiche di un ambiente contadino chiuso come quello veneto in quegli anni?

 Già. Quello che si salva è quello che si scopava la moglie del sindaco (poi finirà in manicomio) e che ce l’aveva col mondo e pronunciava le battute che ho voluto inserire io contro Moravia e Pasolini: la cricca che gli impediva di essere riconosciuto e che rappresentava il potere letterario e culturale dell’epoca che si opponeva a chi aveva dei sogni, delle fantasie.

Forse finisce in manicomio perché è il più consapevole…

 E’ del tutto consapevole. E’ convinto della presenza di un messaggio per il modo che era arrivato loro… E poi mi lasci dire, era molto bello quando recita le poesie di Spoon River. E con la Vitti che dice “dime porca che me piase…” Le mogli dei sindaci sono sempre uguali… in iura verbo…

Senta, nel film a un certo punto si cita Freud, uno dei personaggi al bar dice “ma no queste sono tutte fantasie, vanno ricercate nell’infanzia”, eccetera. Non pensa piuttosto a una visione junghiana considerando che ogni personaggio che avvista l’oggetto, lo vive in maniera totalmente personale e diversa dagli altri? Sono le solite visioni un po’ cerebrali oppure ci può essere un tocco di verità?

Ci sono tanti impulsi, tanti stimoli, tante reminiscenze mie, di Sonego eccetera, che poi sono state tradotte e poi sta agli altri leggerlo e decifrarle. Io non voglio farne un testo canonico, una lettura obbligata. Però questi stimoli c’erano tutti. All’epoca soprattutto se ne parlava abbastanza spesso, era un argomento ricorrente e c’era un po’ l’illusione, la speranza, o comunque anche lo scetticismo, nei confronti di tutta questa materia. Quello che a me interessava era proprio far vedere come di fronte a qualcosa di così enormemente diverso la gente si ricredeva. Tutto il soprannaturale veniva messo sullo stesso piano. Come quando la bambina con i Carabinieri che chiedono: “hai visto altre cose?” e lei “Sì, la Madonna, l’altro giorno ho visto la Madonna”. “Vedi, scrivi ha visto la Madonna.”

 La sequenza finale dell’orgia che lei prima citava è tra le più significative. In particolare mi ha fatto sempre venire in mente il film ET, quando questi veniva mascherato per impedire agli amici, di fatto alla comunità di appartenenza, di temerlo in quanto altro da sé, un mostro, eccetera.

 A me qualcuno ha detto che Spielberg ha visto “Il disco volante”, non so quando come e dove…

Questa è già una notizia molto interessante. Come ispirazione è possibile dire che c’è anche un po’ di Edgar Allan Poe, penso alla Maschera della morte rossa piuttosto che di Shining che ovviamente è successivo, ma il significato dell’orgia come la degradazione della classe sociale borghese la convince?

Sì quello c’è, forse inconsciamente, perché quelli sono dei topoi tipici di Brass, a un certo momento l’orgia subentra.

Ma lì era in tempi non sospetti.

 Tempi non sospetti per chi si meraviglia di quello che è successo dopo, ma in realtà c’erano sempre; mi vergognavo forse un pochetto di avere questi impulsi però li avevo, all’epoca erano magari giudicati male perché c’era una cultura marxista, la decadenza dei costumi, questo e quell’altro, però io portavo già dentro questi germi decadenti.

Il tempo è terminato, ma la domanda finale in questo è d’obbligo: crede agli ufo?

 Non credo a niente, quindi come faccio a crederci…

Ottima risposta. Grazie maestro.