tff commenti

Ed ecco la top 14 del Torino Film Festival secondo me. Nessun criterio se non le impressioni a caldo per film diversissimi e mediamente di buon livello. Da cercare e da vedere, dal primo all’ultimo! Buona caccia a tutti…

1)

Wild. Il mio personal winner del Tff32. Quando Herzog descrive la sua traversata iniziatica per miracolare la sua musa Lotte Eisner non si può non pensare alla sua camminata a piedi da Monaco a Parigi come un voto laico. Wild fa coincidere espiazione e sacrificio nella metafora del viaggio solitario in maniera mirabile, mai retorica né sdolcinata. Montaggio da manuale, fotografia da vero cinema. Film da grande distribuzione che farà strada, come la sua protagonista.

2)

The Turist. Spiazzante, allegorico, sprizza intelligenza e ironia come pochi. Ne parliamo qui.

3)

Stray dog. Sguardo entomologico sulla provincia americana. Nessun moralismo, nessun giudizio; solo un lucido sguardo su una generazione perduta, su un futuro poco certo con lo stile che solo un Errol Morris prima maniera avrebbe potuto eguagliare.

4)
It follows. Finalmente il miracolo, un horror che spaventa, cattura lo sguardo e la mente. Basta ironia e trucchi da strapazzo, qui si incontrano Carpenter e Romero, Craven e King per un vero e proprio film de paura.
5)
 ’71 Ambientato a Belfast racconta in maniera lucida e visivamente coinvolgente una fase -durissima- della guerra tra Irlanda del Nord e Inghilterra. Lo fa attraverso gli occhi di un giovane soldato inglese. Molto interessante anche dal punto di vista dei giochi di potere tra governi, servizi, resistenza. Alcune sequenze di strada valgono il film.

6)

Diplomacy. Ne parleremo altrove, ma per il momento accontentate i del giudizio. Film asciutto, tratto da una pièce teatrale dal regista tedesco più abile nel tradurre letteratura in immagine. Schlondorff racconta la notte in cui Parigi non venne distrutta dai nazisti in fuga attraverso un dialogo serrato, vibrante e da ascoltare in versione originale. Cinema classico da cinefili e da grande pubblico con una maestosa prova d’attore per i due protagonisti.

7)
Tokyo tribe. Ancora Sion Sono, ancora un film da vivere con gli occhi, strabordante, fantasmagorico, colorato, pop, eccessivo e kitsch. Può piacere e non piacere ma lo schermo si fa divorare da suoni e colori. Tra il  musical rap e il genere arti marziali, tra “grosso guaio a China town e “i guerrieri della notte” un “altro”cinema che tiene destò il cervello e i sensi.
8)

Kami No TTsuki (Pale Moon)

Film che si dipana in due percorsi: quello finanziario che la protagonista incarna con il suo sistema di generazione di denaro destinato al fallimento. In seconda analisi il film racconta il conflitto tra generazioni tipico sistema giapponese fondato su carriera e avanzamento sociale. La dicotomia essere/avere è descritta minuziosamente attraverso i brand che ci governano prima ancora dei governi.

9)

Gentlemen ovvero un altro pezzo di storia svedese filmata con il solito stile da Mikael Marcimain. Ma se “Call Girls” riusciva ad eccitare lo sguardo e le sue trovate narrative stupivano per dinamismo e coinvolgimento, qui l’approccio alla storia è più macchinoso. Tradotto, ci ho capito poco…

10)

Life after Berh Mescolare i generi è pericoloso. Soprattutto se un copione per un ottimo film horror viene ridotto in farsa. Temi già intravisti in “Mortacci” e “Brain death” di Peter Jackson (senza offesa). Intelligenza sprecata per riscuotere in sala qualche grassa risata saltuaria.

11)

Cold in July è il classico B-Movie che va visto dopo una certa ora. Ha l’effetto di un sorbetto dopo un lauto pranzo, piacevole ma senza pretese. Detto questo il film è fatto bene, gli attori bravissimi e la tensione è quella giusta. Cosa chiedere di più al cinema?

12)

Big significant things. Che peccato. Un personale road movie, rarefatto e con piccole trovate geniali. Il racconto però si perde per la strada che percorre, tra provincia americana postmoderna e sospensioni di sceneggiatura un po’ troppo smaccate. Da guardare comunque.

13)

The Guest. Era dai tempi di zio Tibia chenon si vedeva un film così. Accozzaglia di generi, situazioni, stilemi da decadentismo giovanilistico anni 90. Forse bello proprio per questo, ma su Italia uno …

14)

The disappaerance of Eleonor Rigby. Sarò severo con uno dei pochi film distribuibili per il grande pubblico, ma commuoversi per la povera Eleonor, figlia di professore universitario, amico di un Nobel, che per rimettere la sua vita a posto è costretta a rintanarsi a Parigi dal collega di papi con una borsa di studio alla Sorbona è francamente troppo. Consoliamoci: il nepotismo accademico non è solo questione italica…

15)

Stake Land. E lo dico da amante dell’horror… Tipica accozzaglia di tipo rablesiano per un horror sconclusionato e un po’ fastidioso. I cattivi non sono i vampiri né gli zombie ma i Pentecostali pazzi che si organizzano per riconquistare gli Stati Uniti. I cristiani invece son la salvezza, tra statuette della madonna, san Cristoforo protettore degli automobilisti e crocifissioni farlocche. Da vedere per poter dire di aver toccato il fondo.