Libri sulla magia

Di realtà aumentata sappiamo tutto o quasi ma riferirla a un libro è perlomeno inusuale. Libro doppio, a specchio, popup semantico o “flip” dialettico? Tutto è anche di più il “magic” book di Mariano Tomatis che della cultura si prende gioco, contemplandone tutto l’arco semantico. L’alto: il teatro, l’opera, la scienza, la cultura in senso enciclopedico illuminista. Ma anche il basso (che per quanto mi riguarda è ancora più alto): il divertissement, lo sberleffo, il tranello linguistico, la didascalia sotto forma di gustosa performance intellettuale e, soprattutto, la straordinaria leggerezza del sapere.
Come ogni recensione che si rispetti sarebbe facile iniziare con la formula “l’autore ci accompagna in un mondo fatto di….”, ma in questo caso Tomatis ci indica l’ingresso di un labirinto buio di cui ci accende una lampadina alla volta, ma solo se abbiamo mostrato interesse nel cercare una via d’uscita. E il labirinto non è fatto di due dimensioni. E tanto meno di tre. La lettura di “Mesmer” ci obbliga piuttosto ad entrare in un palazzo di Escher, dove a ogni stanza e piano corrispondono uno spazio e un tempo diversi. Le pagine di un tomo notevole e unico si trasformano ben presto in un Overlook metaforico dove presenze, spazi di razionalità travestite da magia (e viceversa) ci spiazzano solo per farci comprendere meglio un trucco, un punto di vista o, per dirla tutta, una realtà che per essere colta va sempre osservata da molti lati.
Un libro post-antico, se l’autore mi permette, fatto di linguaggi arcaici e vintage ma che ci parla dell’oggi più di ogni altro, e ci mostra come le realtà ufficiali siano molteplici e tutte degne di nota. Un libro che ci mostra quella Terra di Mezzo che è dimensione sempre più inafferrabile ma veritiera, come per esempio il magnetismo, sospeso tra scienza e fluido magico. O come la matematica che in mano a un bravo illusionista può diventare la chiave paradossale per distorcere la realtà.
Per metà manuale (le pagine di sinistra) e per l’altra storia della magia, “Mesmer” stupisce e appassiona; e il topolino lettore potrà sentirsi davvero in balia di un autore che come un prestigiatore che si rispetti usa tutte le armi che ha a disposizione per spiazzarci e sbalordirci ma anche per farci guadagnare in consapevolezza del quotidiano dimostrandoci l’assenza di vere e proprie barriere tra scienza e credenza, meraviglia e ragione. Come nelle riflessioni sulla “suggestione”, una sorta di effetto placebo che incide sulla razionalità deformandone la percezione. O l’idea che -si legge a pagina 129 -“prese corpo a fine Settecento di valorizzare l’incertezza e coltivare il dubbio invocando interpretazioni opposte e inconciliabili tali da ispirare un dibattito potenzialmente infinito.” Questo cuneo fissato tra possibile impossibile, conclude Mariano Tomatis, “fu il magnetismo: dapprima quello minerale, finché Mesmer lo avviò a un percorso che avrebbe portato alla psicoterapia, al mentalismo moderno.”
E rispondendo al dubbio dell’autore, se “arriverà il giorno in cui i libri sull’arte magica sapranno valorizzare la bellezza e il potere delle allegorie” la risposta sembra scontata. Il “Libro” esiste eccome e non fa che parlare di sé strizzandoci l’occhiolino.

“Mesmer. Dall’età della pietra all’età dell’anima”. Mariano Tomatis, a.D. 2016.
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