Lultimo-terrestre-Gipi

Ci siamo, la notizia attesa, paventata, temuta o sognata è dunque ufficiale. Tra pochi giorni gli alieni scenderanno sulla Terra e non per invaderci ma semplicemente per convivere in armonia. I media hanno già metabolizzato la notizia; tg e trasmissioni radio non parlano d’altro ma la vita di tutti continua, con alti e bassi, senza scossoni.
Luca è un giovane impiegato in un Bingo, ambiente popolato da grotteschi individui, fra i giocatori, ma soprattutto, tra i colleghi volgari e omofobi al limite del disturbante; non certo come lui, ragazzo buono, a metà tra uno stralunato Mr. Bean di provincia -nevrotico e alienato- e un Michele Apicella impacciato e introverso,
Il protagonista ha un unico legame forte, quello con il padre (un grande Roberto Herlitzka) che lo accoglie con affetto nella sua casa in campagna e che si cimenterà in un menage familiare con una tranquilla e accondiscendente aliena. I grigi infatti si adattano subito alla nostra vita, vengono di regola accettati dalle comunità (sempre che “non portino via posti di lavoro”) e la loro presenza così normalizzata non fa che accentuare la vera natura di Luca, il vero “alieno” della storia, capofila di uno stuolo di personaggi di contorno disperati e reietti, come il suo amico d’infanzia Roberta, trans emarginato e senza alcun futuro possibile.
Liberamente ispirato al romanzo a fumetti “Nessuno mi farà del male” di Giacomo Montichiaro il regista si libera fin da subito dagli obblighi di “genere” e coglie a pretesto la comunità di grigi per parlare di provincia e sottocultura. In questo senso si spiegano la cattiveria dei freaks che popolano il film e gli spazi assoluti e senza tempo e mai riconoscibili: veri e propri mondi spettrali molto più vicini di quelli extraterrestri ma lontani anni luce dall’idea di un Paese civile, con piscine tristemente svuotate, simbolo di potenzialità sprecate e ricchezze sperperate malamente.
Racconta Gian Alfonso Pacinotti, in arte Gipì, intervistato da Marco Triolo al Festival di Venezia 2011: “Vorrei raccontare un aneddoto a proposito del giorno in cui mi sono accorto che ero diventato vecchio: ero in aereo, e all’improvviso ho visto un globo di luce vicino al finestrino. Senza entusiasmo ho pensato, “Ah, è un UFO”. Da ragazzino avevo la fissa per gli alieni, sono cresciuto con “Incontri ravvicinati del terzo tipo”. Ma poi ho perso la passione. Io ho il vizio di inserire sempre un germe di fantasia nelle mie storie, a volte non piace neanche a me, ma mi capita spesso di usare elementi fuori dalla realtà per raccontare la realtà.
E non a caso un corto a cui avevo lavorato si intitolava “Vaffanculo del terzo tipo” e raccontava di come alcuni alieni, che atterravano nella campagna pisana, venivano rispediti a casa a sassate dagli abitanti che dicevano cose come “Dovevate arrivare negli anni Sessanta!”. ”
E la cultura “ufologica” di Pacinotti si vede eccome. A partire da come ridicolizza i circoli per l’armonia universale che salutano dicendo “namaste” alla maniera sanscrita (o più verosimilmente della comunità di Dharma da “Lost”) poi passano la notte con le piu carine del gruppo e alla fine fanno i conti di quante magliette hanno venduto (quanti esempi presi dalla realtà…).  Ma è evidente anche la sua disillusione sul fenomeno. Il cinismo con cui i Tg affrontano la questione ad esempio è disarmante, tra interviste al popolino e dichiarazioni dei potenti, Papa compreso che non poteva mancare all’appuntamento mediatico con la sua enciclica “Adventum martianis”. E’ da sottolineare anche la discussione tanto surreale quanto verosimile del giornalista Giuseppe Cruciani (il conduttore della popolare trasmissione radiofonica di Radio24 “La Zanzara” interpreta benissimo la sua parte) che affronta la questione con il suo tipico piglio aggressivo con cui è solito maltrattare i suoi radioascoltatori.
Senza scendere nei dettagli di una trama notevole per drammaticità e rigore, degna di un film di Garrone o Sorrentino per toni e atmosfere (se fosse un quadro sarebbe un De Chirico), “L’ultimo extraterrestre” si inserisce nel filone dei film di critica sociale non tanto per i temi trattati quanto per l’utilizzo catartico dell’alieno ivi rappresentato. Sorta di catalizzatore di dinamiche familiari, l’ET che arriva in pace dalle nostre parti viene umiliato (pensiamo alla fine che Brass gli fa fare ne “il disco volante”) o sfruttato per interessi politico-aziendali (Omicron) e in nessun caso comporta un’opportunità di crescita intellettuale e culturale.
Solo l’alien-nato Luca (il vero “Ultimo terrestre” per umanità e cuore) pare accorgersi della reale potenzialità evolutiva dei visitatori, nel cui senso di equilibrio che attribuisce loro, intravede l’ultima forma di salvezza; illusione forse disperata ma di certo ultima rimasta e dettata dal desiderio di fuggire da una vita insostenibile. Al contrario, una opportunità di tale portata non sembra appartenere alle corde di un’Italia che si pregia di non voler evolversi, soffocata com’è da ignoranza diffusa e pregiudiziali paure che la stritolano: illuminante il commento di un sacerdote alla fake-zanzara: “L’importante è che tutto si inserisca nel cammino indicato dal Signore”. Consigli per gli acquisti, e così sia.