Marco Tullio Giordana sarà torinese per un giorno: anzi due. Per un curioso gioco del destino l’ultimo film del regista milanese, al cinema Nazionale giovedì alle 20.30, sarà seguito domani dal suo esordio nell’ambito del gLocal Film Festival.

8 marzo: data non casuale per presentare Nome di donna, film che racconta la storia di Nina, impiegata in una lussuosa clinica per anziani, che ben presto si renderà conto del clima ricattatorio a sfondo sessuale che vi dimora. La filmografia di Marco Tullio Giordana si caratterizza per una continua riflessione sulla storia del nostro Paese. In questo caso è l’oggi a essere protagonista; un presente spesso laccato, fatto di apparenza e funzionalità, ma anche permeato di contraddizioni e abusi. Belle prove d’attore per Cristiana Capotondi e Bebo Storti. Il regista, presente in sala, racconterà la genesi del film al pubblico del Nazionale.

A meno di 24 ore di distanza, venerdì 9 marzo alle 17, cinema Massimo, ecco una vera chicca, ideale per comprendere da dove il regista era partito nell’ormai lontano 1980. Maledetti vi amerò è un’opera prima di straordinaria lungimiranza. Un affresco sociale, a tratti surreale, che definisce in tempi non sospetti la crisi di valori che aveva colpito la sinistra durante e sul finire degli Anni di Piombo. Una ballata macabra di un relitto del 1968, interpretato da uno straordinario Flavio Bucci, condita di ironico (morettiano?) citazionismo.  Ciò che già colpiva il regista dei successivi I cento passi, Romanzo di una strage e La meglio gioventù era la sopraggiunta difficoltà nel riconoscere le classi sociali di un tempo, i buoni dai cattivi, e per certi aspetti la destra dalla sinistra. Dopotutto «i cadaveri dei fascisti e comunisti sono tutti uguali.»

Ma è un film che colpisce anche gli stereotipi delle ideologie con riferimenti continui ai totem di quegli anni come Berlinguer, Pasolini e perfino Louise Brooks e Hiroshi Teshigahara. Frase da ricordare: «Ne ammazza più la depressione che la repressione. Noi piangiamo e loro governano…»