pollo-alle-prugne433325

La metafora del soffio come tempo che fugge e vita da cogliere al volo comincia dai titoli di testa, con un treno sbuffante vapore, prosegue con gli anelli di fumo delle sigarette che disegnano la noia di Nasser-ali e con le prolungate boccate di sua madre e sua figlia che scandiscono fasi alterne di vite non scelte.
Eppure la lezione di un vecchio maestro di musica del protagonista, insigne violinista in crisi esistenziale, era stata chiara: carpe diem, cogli l’attimo, cattura il respiro della vita che passa prima che sia troppo tardi e fai volare le note del tuo strumento come una brezza leggera.
“Pollo alle prugne”, che conserva lo spirito dell’omonimo fumetto di Marjane Satrapi, racconta l’ultima settimana che il musicista, ormai senza lavoro, si concede prima di abbandonarsi alla morte; sono i giorni dei bilanci, dei ricordi dell’infanzia e del consuntivo di una vita appesa a rimpianti e rimorsi che il racconto descrive con brevi flashback malinconici ma divertenti, che svelano progressivamente i bivi e le scelte che hanno determinato la sostanziale infelicità di tutti i protagonisti. Il tutto simboleggiato dal violino-feticcio del protagonista in cui risiedono i nodi irrisolti che solo il finale chiarisce.
Un film caratterizzato da uno stile visionario, con atmosfere da mille e una notte -anche per la cornice narrativa divisa in giornate- ed effetti visivi mai gratuiti che ne potenziano la dimensione onirica e contribuiscono ad avvicinarlo alle tavole originarie che non sono mai tradite nella loro grafica essenziale. La trasposizione cinematografica però non ne risulta imbrigliata e al contrario si concede l’utilizzo di linguaggi diversi; dal cartone animato che descrive l’antica leggenda di derivazione araba sulla ineluttabilità del destino (cantata da Roberto Vecchioni in Samarcanda) fino alla forma sitcom (già vista in “Natural born killer” di Oliver Stone) scelta per raccontare ironicamente il triste destino di molti persiani emigrati negli Stati Uniti negli anni della rivoluzione islamica.
Allegro, malinconico, amaro e in qualche modo “morale”, “Pollo alle prugne” non è un capolavoro ma un piccolo scrigno da scoprire e da gustare dal primo all’ultimo fotogramma alla ricerca di brevi ma significativi momenti di vero cinema.